Un proiettile. Usalo bene perché questo è tutto ciò che hai. Questo è l’incipit per il nuovo gioco Children of the Sun che combina la risoluzione di puzzle con l’inventiva, gli RPG e una massiccia dose di esperienze cupe.
Ho giocato a un sacco di puzzle game nella mia vita, ma posso tranquillamente dire che non ne ho mai giocato uno così nero come Children of the Sun.
Pubblicato da Devolver Digital, l’appena annunciato Children of the Sun è disponibile ancora sotto forma di demo (la data di uscita su Steam è ancora da annunciare) ma si nota sin da subito che è un ibrido tra uno sparatutto e un gioco di ragionamento spaziale. Segue un lupo solitario con un fucile da cecchino in una sanguinosa ricerca di vendetta contro un culto religioso malvagio. Deve eliminare gruppi di fanatici un proiettile alla volta. È oscuro quanto lo sono le premesse dei videogiochi, ma è intriso di un’intelligente fusione di generi. Dopo aver provato i suoi primi livelli impegnativi e cruenti, potete considerare la mia curiosità morbosamente stuzzicata.
Stile cupo e sicuramente unico
Children of the Sun non è solo violento, è anche uno dei giochi più inquietanti a cui ho giocato da molto tempo. Le sue immagini oscure e abbozzate combinate con una forte “colonna sonora ambientale sperimentale” ti entrano nella pelle: mi fa venire i brividi solo a pensarci. Quei rumori discordanti, la violenza grottesca e il protagonista alimentato dalla vendetta hanno fatto sì che Children of the Sun rimanesse con me.
Eppure, Children of the Sun è ancora avvolto da un’estetica incredibile. L’unico progettista del gioco, René Rother, ha ideato un mondo davvero brutale. I nostri cultisti si nascondono in foreste oscure e fattorie fatiscenti, rappresentata con una grafica unta e frastagliata tipica dei fumetti degli anni ’90, dove i colori sovrasaturi sembrano confluire l’uno nell’altro. È stato replicato anche il classico bullet-time di Sniper Elite, in cui ai giocatori viene servito il preciso danno anatomico che hanno inflitto a un ignaro cattivo.
Se sei qui per vedere teste esplodere e braccia mozzate, Children of the Sun ti copre le spalle. I giochi puzzle possono occasionalmente diventare seri e monotoni in dosi ripetute, ma l’ultimo di Devolver è così accattivante che dubito che soffrirà di questo problema.
Gameplay ripetitivo ma “sempre nuovo”
Dal punto di vista della trama, non c’è molto da fare oltre ad alcune scene grintose di graphic novel del culto dei Figli del Sole e delle loro buffonate. L’essenza è che il nostro strano e tagliente cecchino sta dando la caccia a detto culto. Le loro motivazioni sono avvolte nel mistero, ma tentare di ricostruire il perché durante il mio tempo di gioco è stato molto più intrigante.
Ogni livello inizia posizionando il nostro protagonista nel punto di vantaggio preferito per avere la migliore vista sulla setta di scagnozzi. Il movimento avviene solamente a destra o a sinistra e, seppur certe posizioni forniscono un vantaggio immediato nel primo colpo, è possibile sperimentare per trovare il miglior angolo d’attacco per aprire un tiro pulito anche dopo il primo colpo.
Una volta posizionato il personaggio, premi il grilletto e la telecamera salta sul proiettile che sfreccia nell’ambiente, finché non incontra la sua destinazione carnosa (se la mira è stata corretta).
La strategia è tutto in Children of the Sun
A differenza della maggior parte dei giochi incentrati sui cecchini che ti farebbero aspettare un tuono o qualcosa per soffocare il rumore degli spari per un approccio più furtivo, la svolta con Children of the Sun è che hai un solo proiettile che deve colpire un sacco di persone. E il colpo successivo parte esattamente da dove è arrivato quello precedente.
È qui che entra in gioco la sperimentazione di varie strategie per far si che il bersaglio colpito abbia la visuale libera sul prossimo da colpire. Non a caso, la rigiocabilità del titolo è molto ampia in quanto non esiste una sola “linea di tiro” per abbattere i nemici.
All’inizio, superare i livelli è abbastanza semplice e richiede solo un po’ di tentativi ed errori, qualche riposizionamento e quindi una mira costante. Come giocatore su console che spara con un controller invece che con tastiera e mouse, sono rimasto sorpreso dalla facilità con cui ho trovato le cose e dalla rapidità con cui sono entrato nello spirito del maestro assassino.
Non ci vuole molto perché le cose diventino più complicate, però. Ogni nuovo livello ha un layout diverso che è molto più complicato, con un esempio lampante quando ho dovuto sparare a un uccello mentre uccidevo i membri della setta per avere una visione dall’alto dell’area e poter dirigere il proiettile verso un altro bersaglio.
Dopo alcuni livelli, sbloccherai la capacità di piegare leggermente la traiettoria del proiettile mentre vola in aria, in stile Wanted. Poi, più avanti, sbloccherai la possibilità di effettuare un nuovo tiro nel mezzo di quello attuale, colpendo diversi punti deboli di fila. Non che ciò dia un vantaggio, dal momento che i livelli successivi allo sblocco dell’abilità la richiedono per poterli superare.
Non vedo l’ora che arrivi il gioco completo
Con così tante meccaniche e il livello di difficoltà che aumenta man mano che si gioca, mi sento come se avessi appena scalfito la superficie di ciò che Children of the Sun ha da offrire. Ciò che ho sperimentato, però, è stato uno sparatutto puzzle accurato con una delle vibrazioni più distinte e inquietanti che abbia mai visto in un gioco.
L’unica pecca che ho riscontrato in questa anteprima è l’assenza completa della lingua italiana, anche per quanto riguarda i testi dell’interfaccia grafica.
Nonostante ciò, sono sicuro che non vorrò chiudere gli occhi molto quando uscirà il gioco completo (la cui data di arrivo è ancora un mistero), ma vale la pena perdere un po’ di sonno per Children of the Sun.