Il 24 luglio 2013 Google ha lanciato sul mercato la prima generazione di Chromecast (in Italia è arrivata solo nel 2014), rivoluzionando il mondo dello streaming di media sulla TV.
Con un prezzo di appena 35 euro, ha permesso di trasformare in Smart TV tutti quei televisori senza accesso ad internet. Allo stesso modo, ha aperto la strada a un’integrazione molto profonda fra servizi Google e TV.
Google ha lanciato l’era in cui le “chiavette per lo streaming” sono diventati un acquisto d’impulso, così come un accessorio fondamentale da portare con se in viaggio.
Il funzionamento è molto semplice: basta collegare la Google Chromecast ad una porta HDMI del nostro televisore e collegare il cavo micro USB ad una porta USB delle nostra TV. Se la porta USB è assente, lo si può collegare anche ad un’alimentatore da parete.
Due anni dopo il lancio, il Chromecast ha venduto 20 milioni di unità per diventare con successo il cavallo di Troia di Google nelle nostre case. E nell’ottobre 2017, l’ultima volta che Google ha condiviso i dati di vendita, l’azienda aveva messo in circolazione 55 milioni di dispositivi Chromecast, tra cui TV e set-top box con Cast integrato.
Certo, il Chromecast originale potrebbe essere un acquisto un po’ complicato per amici e parenti. Anche il concetto di “Casting” richiede un piccolo sforzo per farti capire: il video viene trasmesso da Internet, non dal tuo telefono, a meno che non lo faccia effettivamente perché stai effettuando il mirroring. (AirPlay è più o meno lo stesso.) Non tutte le app avevano un pulsante “Trasmetti” e non tutte funzionavano allo stesso modo.
A volte app come Netflix o YouTube (ma di solito Netflix) smettevano di rispondere ai comandi Cast quando si voleva cambiare programma, e non è che ci fossero altri buoni modi per farlo poiché Chromecast aveva un solo pulsante e nessun telecomando (a differenza dei modelli più recenti che utilizzano il sistema operativo Google TV.