Con l’annuncio di Android 12, Google ha continuato il trend che vuole il sistema operativo del robottino verde sempre più attento alla sicurezza informatica e alla privacy degli utenti. Tuttavia sarebbe bene non confondere Android, sistema operativo open source e Google, azienda che fa della raccolta dati la sua principale fonte di guadagno.
A questo proposito, vi vogliamo segnalare un caso di tribunale in cui alcuni documenti mostrati alla corte sembrerebbero portare al fatto che Google abbia, di proposito, nascosto alcune delle impostazioni legate alla privacy su Android per evitare che gli utenti le potessero usare. Allo stesso modo, Google avrebbe anche “convinto” altri produttori di smartphone a fare la stessa cosa.
I documenti in questione, riportati da Business Insider, descrivono un deliberato disprezzo per la privacy degli utenti all’interno del team di Google. Un esempio particolarmente eclatante è stato Google che ha riprogettato il suo menu delle impostazioni per rendere più difficile la ricerca dei controlli sulla privacy, dopo aver testato nuovi layout che hanno ottenuto il contrario. Secondo i nuovi documenti probatori, Google considerava troppe persone che effettivamente utilizzavano quelle opzioni di privacy come un “problema”.
Utilizzando una combinazione di dati raccolti dall’uso di base dei telefoni Android, dall’accesso alle app a marchio Google come Maps e persino ad app di terze parti che condividono costantemente informazioni con Google, l’azienda è stata (e forse è ancora) in grado di creare profili dettagliati che identificano luoghi cruciali comuni, come case e luoghi di lavoro.
Almeno un senior product manager ha affermato di non sapere in che modo le varie impostazioni sulla privacy che Google ha consentito agli utenti di cambiare si sono effettivamente influenzate a vicenda e un vicepresidente di Maps ha detto agli investigatori che l’unico modo in cui un utente può essere sicuro di mantenere la propria posizione privata era mentire intenzionalmente su di essa, impostando manualmente quei punti in posizioni diverse.
I documenti hanno delineato i modi in cui Google potrebbe aver utilizzato modi più complessi per valutare la posizione di un utente, anche quando quell’utente aveva rinunciato con successo alla raccolta diretta dei dati.
Una diapositiva interna del 2014 (link PDF) descriveva una situazione in cui Google sapeva che due utenti erano nella stessa casa ed estrapolava i loro indirizzi di casa in base a Google Maps e all’utilizzo del Wi-Fi anche se entrambi avevano esplicitamente disattivato il rilevamento della posizione, sia nel menu delle impostazioni principali di Android o tramite il messaggio di monitoraggio di Google.com su iOS.
Insomma, Google sembra essere una paladina della privacy solo fino a quando non va a ledere i suoi interessi e, soprattutto, i suoi affari.