Dopo aver annunciato l’entrata in vigore di nuove regole legate alla privacy e aver poi rimandato il tutto dopo le grosse proteste messe in campo da tanti utenti (molti altri, invece di protestare, hanno deciso direttamente di migrare verso Telegram e Signal), WhatsApp sta provando ad alleviare le preoccupazione degli utenti sfruttando le popolarissime Storie.
Il colosso della messaggistica istantanea infatti sta utilizzando le Storie per sottolineare il suo “impegno per la tua privacy” negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Una campagna simile è in corso in India da un po’ ma nelle scorse ore è stata segnalata anche in altri mercati.
Un portavoce ha affermato che la società utilizzerà gli stati per trasmettere direttamente gli aggiornamenti “in futuro”, ribadendo la convinzione della società che ci sia “disinformazione e confusione” riguardo alla modifica della sua politica sulla privacy.
Molti hanno intuito che i nuovi termini di servizio implicano che WhatsApp condividerà i messaggi e altri contenuti con Facebook, privandoli quindi della loro privacy. Il servizio ha però ribadito più volte che non può leggere i messaggi per via della crittografia E2E (non presente però sui backup su Google Drive) e stava solo chiarendo le pratiche già in essere quando si interagisce con profili business, ma il danno è stato fatto: milioni di utenti sconvolti si sono riversati su app di chat come Signal e Telegram (che ha preso la palla al balzo annunciando uno strumento per migrare tutte le chat).
L’uso delle Storie potrebbe aiutare WhatsApp ad affrontare futuri tumulti parlando direttamente con gli utenti invece di rilasciare dichiarazioni e indirizzare gli utenti alle FAQ. Allo stesso tempo, la stessa esigenza di comunicare attraverso gli stati riflette la scarsa reputazione di Facebook per la privacy. Le persone presumono semplicemente il peggio indipendentemente dai rischi effettivi e le rassicurazioni convenzionali non sono sempre sufficienti.