L’evoluzione dei datacenter e la sempre maggiore disponibilità a livello computazionale delle grandi aziende sta creando un nuovo club esclusivo legato al gaming in streaming accessibili da PC, tablet, smartphone e smart TV. Dopo aver visto Nvidia GeForce NOW emergere dal periodo beta in cui si trovava ormai da due anni, Sony lanciare il suo PlayStation Now, Google con il suo Google Stadia e attendere Microsoft col suo Project xCloud, sembra proprio che all’appello si unirà anche Amazon col suo Project Tempo.
Amazon dispone già di tre validissimi asset come Twitch, AWS (servizi web usati da oltre il 50% dei siti internet) e Prime, per cui il lancio di un servizio di game streaming potrebbe non solo avere molto successo ma rafforzare ulteriormente l’intero ecosistema aziendale.
Stando però a quanto riportato dal New York Times il progetto, che doveva vedere la luce nel 2020, sarebbe stato rimandato al 2021 a causa dei problemi logistici e tecnici che sta causando, seppur indirettamente, la pandemia di coronavirus.
Il NYT riporta che Project Tempo era stato inizialmente previsto in una “versione anticipata” quest’anno, ma potrebbe essere ritardato nel 2021 a causa del coronavirus. Sebbene ciò implicherebbe che l’azienda abbia lavorato molto su di esso, non conosciamo nessuno dei dettagli o dei potenziali vantaggi che Amazon potrebbe offrire con il suo servizio rispetto a Stadia di Google, xCloud di Microsoft o GeForce Now di Nvidia.
Tutto ciò che sappiamo davvero di Project Tempo è che Amazon ci sta lavorando. Ma con gli investimenti già massicci dell’azienda quando si tratta di preparazione (studi di gioco, infrastrutture server / cloud e servizi come Twitch per promuoverlo), Amazon potrebbe essere in vantaggio se e quando il Progetto Tempo decollerà. Questo per non parlare del fatto che Google ha la reputazione di sospendere i servizi quando non danno immediatamente dei risultati, mentre Amazon è nota per sostenere i progetti fornendo denaro per anni fino a quando non funzionano.
Staremo a vedere come evolverà la situazione, certi che il gaming come lo conoscevamo 10 o 20 anni fa non esisterà più, almeno per la maggior parte degli utenti.