Come succede con ogni dispositivo hardware molto popolare, anche lo Stadia Controller è stato sottoposto a un teardown per verificare in che modo è stato assemblato, quali sono le componenti interne e come gli ingegneri Google siano riusciti ad architettarlo.
Quello che segue è uno viaggio dello Stadia Controller verso la distruzione irreversibile, dato che Google non ha certo pensato a renderlo facile da riparare.
Ciò che avrebbe dovuto iniziare come una semplice rimozione di alcune clip di plastica ha portato la redazione di Gamers Nexus a usare addirittura un mini flex, aprendolo letteralmente in due. All’interno del controller Stadia si trovano la tipica serie di pulsanti in plastica, inserti in gomma, molle, una singola luce a LED per il pulsante Stadia e una batteria da 2.000 mAh.
Un chip Wi-Fi interno, che si collega direttamente ai server Stadia per ridurre il ritardo durante le sessioni di gioco, è un elemento unico per lo Stadia Controller.
Anche dopo che il dispositivo è stato aperto, Gamers Nexus ha confermato che le clip utilizzate per tenere insieme l’hardware non perdonano abbastanza da consentire all’utente medio di disassemblare il controller per modifiche o riparazioni, come ad esempio quando la batteria arriva a fine vita.
La guida alla sicurezza e alle normative di Google per lo Stadia Controlelr riflette questo aspetto, affermando: “Non tentate di riparare il controller Stadia da soli. Lo smontaggio del dispositivo può causare lesioni. Riparazioni o modifiche non autorizzate possono causare danni permanenti al dispositivo e possono influire sulla copertura della garanzia e le autorizzazioni normative“.
Insomma, per la sua prima generazione di controller, Google non ha pensato minimamente alle riparazioni. Se il teardown fosse stato fatto da iFixit, probabilmente avrebbe ottenuto un punteggio di 0/10.