Come sequel di quello che viene considerato il primo open world di successo, avevo molte aspettative nei confronti di Outcast – A New Beginning quando ho iniziato a giocarci. Vedendo anche i numerosi trailer pubblicati dall’editore THQ Nordic, queste aspettative sono cresciute ancora. E dopo aver trascorso circa 40 ore nel mondo di Adelpha, devo dire che la qualità complessiva è buona, anche se qualche inciampo qua e là è presente.
Tecnicamente Outcast – A New Beginning è il sequel del primo capitolo lanciato nel 1999, anche per quanto riguarda la trama. Tuttavia, attuando il semplice (ma ingegnoso) trucco dell’amnesia del protagonista, gli sviluppatori danno l’opportunità a tutti di godersi il gioco, anche a coloro che non hanno mai giocato il capitolo originario (come me).
Faccio presente che il titolo è disponibile su PS5, Xbox Series X/S e PC ma la mia esperienza per questa recensione è basata interamente sulla versione PC (giocata tra l’altro su un mini PC e con controller).
Pro
- Divertimento nell'attraversare l'open world
- Buona personalizzazione delle armi
Contro
- Tempi di caricamento lunghi
- Trama un po' troppo semplice e scontata
- Niente DLSS, FSR o XeSS
La trama di Outcast – A New Beginning
Il lussureggiante mondo di Adelpha è un mondo occupato da tribù di vita aliena intelligente conosciute come Talan. Tuttavia, la loro libertà e le risorse del bellissimo pianeta sono in pericolo a causa dell’invasione degli esseri umani e dei loro droni soldato.
In questo nuovo open world interpreti i panni di Cutter Slade, ex Navy SEAL, che sfoggia lo stesso spirito asciutto che aveva negli anni ’90. Tuttavia, il mondo intorno a lui è cambiato e, alla fine, cambierà anche lui.
Se Cutter Slade vuole tornare a casa, dovrà prima riunire le tribù contro gli invasori e la fauna selvatica ostile che ricoprono l’enorme mappa dell’open world che richiede ore per essere attraversata a piedi. Non vi ricorda, in un certo senso, il primo Avatar?
Questa volta Cutten Slade è stato resuscitato dagli Yod (divinità dei Talan) e soffre di amnesia: un espediente narrativo molto appropriato per non lasciare indietro nuovi giocatori che potrebbero non aver mai sperimentato l’originale.
I Talan sono una civiltà con i propri costumi, terminologia e dei (Yod) che giocano tutti un ruolo significativo nella storia di Outcast (anche se hanno tutti la stessa faccia).
Anche se gli Yod donano a Cutter la conoscenza e l’abilità di usare la lingua dei Talan, si incontrano molte nuove frasi radicate nello stile di vita dell’alieno. Un pratico glossario pop-up che spiega la terminologia Talan può essere richiamato con la semplice pressione di un pulsante, anche durante i filmati.
Lungo il corso del gameplay si incontrano molti Talan abitanti di vari villaggi, ognuno dei quali può dare una mano a respingere la forza d’invasione.
Vi ho già detto che l’intera trama assomiglia a quella di Avatar. E purtroppo, lo fa anche nel suo essere un po’ troppo sempliciotta. Dall’inizio del gioco a 10 minuti dopo (la fine del tutorial essenzialmente), Slade viene accettato immediatamente e gli vengono consegnate le sorti del pianeta senza nemmeno batter ciglia. Considerando la durata abbastanza ampia di Outcast, mi sarei aspettato che la trama venisse presa un po’ più larga e che vi fosse un primo segmento di avvicinamento prima di entrare nel vivo intorno alla metà del gioco.
Il gameplay
Considerando che la mappa di gioco è molto estesa, avere un buon sistema di attraversamento è fondamentale. E gli sviluppatori di Appeal Studios sono riusciti molto bene in questo compito.
Man mano che le risorse vengono raccolte e gli alberi delle abilità vengono sbloccati, la mobilità si apre in modo significativo e diventa chiaro che gli sviluppatori hanno progettato la progressione di Outcast per sembrare divertente ed equilibrata invece che faticosa.
Attraversare i vari paesaggi diventa molto più semplice grazie al jetpack. Un componente aggiuntivo porta in dote una tuta alare, regalando la capacità di librarsi sopra il suolo e consentendo ai giocatori esperti di volare essenzialmente attraverso paesaggi montuosi e persino di galleggiare sopra l’acqua.
Come ogni open world che si rispetti, è presente il viaggio rapido. In questo caso sotto forma di Daoka, porte sacre che collegano le diverse regioni di Adelpha e che bisogna dapprima attivare “rubando” un cristallo all’interno delle varie basi nemiche.
Outcast non è pieno di missioni secondarie tradizionali. Invece, Cutter visiterà diversi villaggi, guadagnerà la fiducia dei suoi cittadini e scoprirà cosa è necessario fare per unificare i Talan di Adelpha. Aiutare i cittadini fa guadagnare favore e risorse che si riveleranno essenziali nelle sezioni successive del gioco. I giocatori hanno la libertà di esplorare e completare qualunque compito desiderino, incluso l’esame della fauna selvatica unica del mondo alieno.
Le armi
Cutter Slade usa solo due armi: una pistola e un fucile. Il combattimento di Outcast può essere modificato attraverso dei moduli che garantiscono a ogni arma degli attributi diversi, come proiettili a ricerca, tipi di munizioni alternative e altre combinazioni che possono essere regolate semplicemente nel menu di pausa.
Se ci si impegna ad aiutare i cittadini di Adelpha, possono essere sbloccati nuovi moduli e abilità in grado persino di manipolare la fauna selvatica del mondo in modi distruttivi. Abilità come evocare una pioggia di bombe da uno stormo di creature simili a pterodattili e cavalcare grandi vermi volanti aiuteranno Cutter a reclamare Adelpha.
Anche l’albero delle abilità è abbastanza strutturato anche se si concentra esclusivamente sui miglioramenti da poter apportare al jetpack.
Grafica e prestazioni
Un pianeta pieno zeppo di vegetazione in cui domina non solo il paesaggio orizzontale ma anche quello verticale deve essere difficile da gestire. E invece, le texture sarebbero potute essere più dettagliate, tanto che Outcast sembra essere un titolo AAA di passata generazione. Anche le prestazioni sono traballanti, anche se gli sviluppatori mi hanno avvisato che ciò potrebbe essere dovuto alla compilazione degli shader durante la prima sessione di gioco e che il problema verrà risolto con la patch del Day 1.
Stranamente manca qualsiasi implementazione di super sampling: niente DLSS, niente FSR e niente XeSS. Queste tecniche sarebbero ideali per ridurre ulteriormente il carico per le GPU e garantire prestazioni più fluide.
Un’altra cosa che non mi è piaciuta è il tempo di caricamento tra una cutscene e il gameplay vero e proprio: nonostante ho un SSD NVMe 4×4, a volte sono necessari fino a 30 secondi di attesa. L’asticella posta da Ratchet & Clank è molto lontana.
Conclusioni
Un requisito fondamentale per un gioco open world, ancor prima delle missioni primarie e secondarie, è il sistema di attraversamento della mappa. I giochi di Spider-Man in questo senso sono il punto di riferimento. Ciò che mi è davvero piaciuto di Outcast – A New Beginning è stato proprio il fatto che è piuttosto divertente volare in giro nei panni di Cutter Slade. Nel complesso il personaggio è fluido da controllare e offre diversi modi per spostarsi rapidamente all’interno dell’enorme mappa.
Anche i dialoghi e i personaggi sono davvero fantastici. Che si tratti di un personaggio amichevole con cui stai parlando o di un nemico che cerca di ucciderti, tutto e tutti sembrano visivamente accattivanti. Peccato per la mancata localizzazione in italiano del doppiaggio, la quale avrebbe offerto un grosso elemento in più di immersione.
Anche se si può dire che non è proprio un titolo AAA, Outcast – A New Beginning è un gioco meraviglioso che offre immagini uniche per mantenerti interessato per oltre 40 ore.