Brave sta pian piano espandendo sempre di più il proprio ecosistema di servizi. Dopo aver lanciato un proprio motore di ricerca, l’azienda si unisce ora all’elenco crescente di browser dotati di assistenti AI generativi integrati. La software house ha iniziato a implementare un aggiornamento per Brave su desktop, che offre agli utenti l’accesso al suo assistente AI Leo.
Brave ha presentato Leo attraverso il suo canale sperimentale Nightly in agosto e da allora lo ha testato con sempre più persone. L’assistente si basa sul progetto open source LLaMA 2, che Microsoft e Meta hanno sviluppato insieme per scopi commerciali e di ricerca (e che Qualcomm vuole portare su smartphone).
Come altri assistenti IA, gli utenti possono chiedere a Leo di svolgere varie attività, come creare riassunti di pagine web e video, tradurre e/o riscrivere pagine e persino generare nuovi contenuti.
Leo con Llama 2 è disponibile gratuitamente per tutti gli utenti, ma Brave ha introdotto anche una versione a pagamento in grado di “conversazioni di qualità superiore”. Leo Premium, come viene chiamato, è basato su Claude Instant di Anthropic e può produrre risposte più lunghe e dettagliate. Gli utenti dovranno pagare 15 euro al mese per questo, ma avranno anche la priorità nella coda durante i periodi di punta e l’accesso anticipato alle nuove funzionalità.
Brave afferma che Leo è un assistente IA attento alla privacy
Nel suo annuncio, Brave Software ha sottolineato che Leo preserva la privacy degli utenti. Lo sviluppatore ha affermato che le conversazioni con Leo non vengono mantenute sui suoi server e che le risposte dell’assistente vengono immediatamente scartate e “non utilizzate per l’addestramento del modello”. Ha inoltre spiegato che non raccoglie indirizzi IP e non conserva dati personali che possano identificare un utente. Inoltre, gli utenti non devono nemmeno creare un account per utilizzare Leo.
A luglio, Brave è stata criticata dopo essere stata accusata di aver venduto informazioni protette da copyright per addestrare modelli di intelligenza artificiale senza consenso. “Brave Search ha il diritto di monetizzare e inserire termini di servizio nell’output del suo motore di ricerca“, disse all’epoca il capo della ricerca della società, Josep M. Pujol, in risposta alle accuse. “Il ‘contenuto della pagina web’ è sempre un estratto che dipende dalla query dell’utente, sempre con attribuzione all’URL del contenuto. Questa è una caratteristica standard e prevista di tutti i motori di ricerca.”
Brave lancerà Leo sul desktop in più fasi nei prossimi giorni. Chi utilizza il browser sui propri dispositivi Android e iOS, tuttavia, dovrà tenere gli occhi aperti per il suo rilascio su mobile nei prossimi mesi.