Nothing ha fatto molto parlare di se negli ultimi 18 mesi per il suo approccio innovativo e di design legato ai prodotti che porta sul mercato. L’impatto iniziale con il lancio delle Ear (1) è stato molto forte, con il loro design trasparente e “alla moda” che ha portato un po’ d’aria fresca in termini di estetica. Questo stesso approccio lo abbiamo visto anche nel Phone (1) e nelle Ear (Stick). Volendo mantenere una certa continuità, con le nuove Nothing Ear (2), il team di sviluppo dell’azienda ha cambiato molto poco sul fronte dell’estetica rispetto alle Ear (1) ma ha innovato molto “sotto il cofano”.
Le Ear (2) sono il primissimo dispositivo di seconda generazione di Nothing. Con le persone che ormai hanno imparato a conoscere Nothing e i suoi modi di comunicare “fantasiosi”, sarà riuscita con le Ear (2) a realizzare un prodotto migliore rispetto al passato mantenendo però l’anima non convenzionale iniziale? Scopriamolo!
Pro
Contro
- Unboxing
- Estetica e design
- Qualità costruttiva
- Connettività
- Le tecnologie innovative di Nothing Ear (2)
- Cancellazione attiva del rumore (ANC)
- Controlli delle Nothing Ear (2)
- Qualità audio
- Autonomia
- Conclusioni
Unboxing
Il contenuto della confezione di vendita è rimasto invariato rispetto alla prima generazione (o, se per questo, rispetto al 99% della concorrenza), con la presenza solamente degli auricolari TWS posti già dentro al case di ricarica, del cavo di ricarica USB-C, delle terminazioni in silicone (S ed L, mentre la misura M è preinstallata) e della manualistica cartacea.
Estetica e design
Lo stesso aspetto trasparente e “nice” che ha caratterizzato tutta la prima generazione di prodotti Nothing è stato mantenuto nelle Ear (2), con solo pochissime differenze rispetto alla prima generazione.
Al di là della scritta Ear (2) che va a sostituire quella precedente (ci mancherebbe altro), ritroviamo lo stesso contrasto fra il trasparente dello stelo e il bianco solido della cuffia stessa.
Una scelta dettata prevalentemente dalla continuità e dal cercare di mantenere fisso il pensiero che le persone hanno nei confronti dell’azienda. D’altronde, ci troviamo di fronte a una società lanciata appena 18 mesi fa che sta cercando ancora di far conoscere la propria identità. Modificare radicalmente il design da una generazione all’altra non sarebbe una scelta saggia.
Qualità costruttiva
Nella prima generazione abbiamo notato che il coperchio del case di ricarica aveva una solidità non proprio strutturata, con la cerniera che a lungo andare è diventata molto meno resistente.
Con le Ear (2) invece, seppur il case sia stato realizzato completamente in plastica, gli ingegneri hanno rafforzato la zona della cerniera e delle giunture. Ciò lo si sente subito alla prima apertura e, pur non avendo dati di test interni, crediamo che resisterà molto meglio nel tempo a dei costanti cicli di aperture e chiusure.
Questa maggiore solidità strutturale ha permesso all’azienda di aggiungere la resistenza ai liquidi secondo la certificazione IP55.
Un altro aspetto che è stato leggermente modificato nelle Ear (2) rispetto alle Ear (1) è la base del case di ricarica. Mantenendo le stesse funzionalità di ricarica wireless, Nothing ha deciso di aumentare la superficie soft touch, migliorando quella che è la sensazione in mano. Stesse feature, stesso materiale costruttivo ma una sensazione al tatto ben superiore.
Per quanto riguarda gli auricolari TWS in se, non abbiamo notato grosse differenze tranne che una dimensione leggermente inferiore che si traduce sia in un peso minore che in una comodità nelle orecchie maggiore.
Una novità interessante è la certificazione IP54 per gli auricolari (oltre a quella IP55 per il case di ricarica), cosa che consente di utilizzarli anche per le attività sportive o sotto la pioggia. Non ci troviamo di fronte ad auricolari impermeabili (cosa impossibile vista la necessità di avere una cavità interna dalla quale far fuoriuscire le onde sonore) ma le certificazioni IP54 e IP55 consentono di avere una tranquillità maggiore.
Connettività
Grazie al supporto della modalità Fast Pair, non appena si apre il case di ricarica sullo smartphone appare una scheda di configurazione rapida. Terminata, si viene invitati alla personalizzazione degli auricolari attraverso l’applicazione Nothing X.
Il riposizionamento delle antenne Bluetooth ha permesso agli ingegneri Nothing di risolvere uno dei pochi problemi presenti nella prima generazione: la disconnessione frequente dallo smartphone. Durante tutto il nostro utilizzo non abbiamo mai riscontrato alcuna disconnessione spontanea. Il tutto senza sacrificare la portata del segnale, che permette una connessione stabile anche da un capo all’altro della casa (l’azienda dichiara un generico 10m).
Presente poi un sistema di doppia connessione, grazie al quale gli utenti possono connettersi a due dispositivi contemporaneamente con un passaggio senza soluzione di continuità fra l’uno e l’altro. L’esempio più classico di utilizzo di questa funzione è con un PC e uno smartphone: mentre si ascolta la musica dal PC, in caso di arrivo di una telefonata gli auricolari cambiano in maniera intelligente il dispositivo e segnalano la chiamata.
Le tecnologie innovative di Nothing Ear (2)
Al di là della classica connettività Bluetooth, le Ear (2) sono dotate di alcune innovazioni tecnologiche che hanno il compito di migliorare l’esperienza utente in vari modi.
In primo luogo abbiamo trovato molto utile il ritorno del sensore a infrarossi che consente la messa in pausa automatica della musica non appena togliamo un auricolare. Non possiamo dire che la funzione abbia funzionato nel 100% dei casi ma almeno 7 volte su 10 la musica ha smesso di suonare accuratamente.
È possibile poi portare l’ascolto a un livello successivo con un profilo che regola l’equalizzatore in tempo reale. In pratica si ha un equalizzatore che cambia e si ottimizza non solo in base al genere musicale ma anche alla conformazione del proprio orecchio.
Ciò avviene attraverso un test di adattamento dell’orecchio, per garantire che il condotto uditivo stia bene sigillato per la migliore qualità audio e comfort. Una volta che i consigli giusti sono stati determinati, si esegue un test dell’udito attraverso la tecnologia Mimi. Questa funziona attraverso una serie di test uditivi a cui bisogna rispondere in base al fatto se si è in grado di “sentire” o “non sentire” una gamma di suoni riprodotti a diverse frequenze.
Presente infine la Clear Voice Technology, grazie alla quale migliorare drasticamente la qualità delle chiamate. Essa sfrutta i 3 microfoni delle Nothing Ear (2) posti sugli steli (a differenza delle Ear (1) che hanno i microfoni sul bulbo) e una riduzione del rumore determinata da un algoritmo AI per far sembrare che le chiamate avvengano faccia a faccia. Dal punto di vista tecnico, due microfoni captano il rumore ambientale ed emettono suoni con frequenze opposta per cancellarlo. In altre parole, si tratta di un sistema ANC con un pizzico di algoritmi avanzati e applicato alle telefonate.
Cancellazione attiva del rumore (ANC)
Con le nuove Ear (2) gli utenti possono scegliere manualmente fra tre livelli di cancellazione attiva preimpostati, raggiungendo fino a 40 dB.
La vera novità però è la modalità adattiva di ANC. Con essa, è possibile lasciare che siano le Ear (2) a prendere il controllo e, attraverso un’analisi costante del rumore ambientale, decidere il grado di ANC da usare.
Presente infine una modalità personalizzata che consente di adattare la cancellazione alla forma esatta dell’orecchio. Proprio come con la modalità Mimi, è necessario eseguire un test attraverso l’applicazione Nothing X di qualche minuto per raggiungere l’esperienza di ascolto più confortevole e su misura.
In ogni caso abbiamo trovato che l’efficacia del sistema ANC non è cambiato molto rispetto a prima. Il che è un bene, visto che si trovava già ad ottimi livelli.
Controlli delle Nothing Ear (2)
Con l’introduzione delle Ear (Stick), l’azienda ha cambiato il sistema di interazione con le cuffie passando dai tap delle Ear (1) alla pressione dello stelo. E la stessa cosa avviene con le Ear (2).
Ogni pressione singola, doppia o tripla puoi essere personalizzata all’interno dell’applicazione ufficiale. Per maggiori informazioni sul funzionamento, vi rimandiamo alla nostra recensione approfondita delle Ear (Stick) dove l’abbiamo spiegato accuratamente.
Qualità audio di Nothing Ear (2)
Abbiamo fatto il giro largo delle Nothing Ear (2) prima di arrivare all’argomento principale, la qualità audio.
Con questa nuova generazione l’azienda ha voluto spostare in casa la progettazione dei driver audio, con la speranza di offrire una qualità migliore e quanto più personalizzata possibile.
I nuovi driver da 11,6 mm sono abbinati all’altrettanto nuova doppia cavità che permette di avere una circolazione delle onde sonore migliore all’interno dell’auricolare. A sua volta, ciò si traduce in un suono meno chiuso e più vivace.
Secondo quanto riferito dall’azienda:
“Il nuovo diaframma personalizzato è realizzato con una combinazione di poliuretano (PU) e grafene. Il PU è un materiale più morbido, quindi le basse frequenze risultano più pure e di più potenti. La sensibilità alle alte frequenze richiedono un materiale forte per esprimerle pienamente: la forza del grafene può farlo, mentre il suo peso rende l’auricolare più leggero. Una combinazione perfetta.”
Altro punto a favore della qualità audio è il supporto al codec LHDC, grazie al quale aumentare la quantità di dati che è possibile trasferire in wireless fino a 1 Mbps e quindi accedere all’audio Hi-Res loseless fino a 24bit/192 kHz.
LHDC è l’acronimo di Low Latency High Definition Audio Codec. È stato creato da una società chiamata Savitech come alternativa a LDAC di Sony e aptX-HD di Qualcomm (ora reso open source).
Abbiamo testato le Ear (2) con una varietà di generi musicali: dal punk rock dei Green Day alle melodie dei Queen, fino al classic rock dei Pink Floyd e dell’intramontabile Dark Side of the Moon. In tutti i casi abbiamo avuto un’esperienza molto valida e con un’ottima separazione degli strumenti.
Di default vengono enfatizzati i bassi (cosa che ad alcuni può piacere) ma, agendo con l’equalizzatore presente nell’applicazione Nothing X, siamo riusciti ad ottenere un suono più equilibrato. Siamo rimasti sorpresi dall’essere riusciti ad ottenere un’esperienza sonora vicina a quella che abbiamo regolarmente con le Audio Technica M50x, cuffie pensate per il monitoraggio dell’audio durante la produzione e il mixing di musica.
Autonomia
Sembrerà strano ma le Nothing Ear (2), pur avendo delle dimensioni e un peso inferiore alle Ear (1), hanno un’autonomia migliore.
L’azienda indica una durata della batteria di 6 ore di ascolto continuato in aggiunta a 30 ore addizionali fornite dal case di ricarica.
Nei nostri test non abbiamo visto una durata cosi elevata ma siamo comunque riusciti ad arrivare ad una solida autonomia di 5 ore senza ANC e a 3 ore con ANC attivo. Chiaramente l’autonomia varia in base a vari fattori, come ad esempio il volume e l’aggressività del sistema ANC.
Sul fronte della ricarica abbiamo visto che sono necessari circa 90 minuti per ricaricare il case fino al 100%, mentre per gli auricolari bastano 10 minuti per avere 2 ore di autonomia e circa 40 minuti per la ricarica completa.
Segnaliamo la presenza della ricarica wireless a 2,5W da poter sfruttare anche con smartphone che supportano la ricarica wireless inversa (il Nothing Phone (1) ad esempio)
Conclusioni
In passato non ci saremmo mai permessi di consigliare degli auricolari TWS per coloro cercano la massima qualità dell’audio. Con le Nothing Ear (2) però ci avviciniamo molto ad un prodotto per chi è un audiofilo neofita.
Oltre a ciò abbiamo apprezzato molto le aggiunte nella connettività e nell’autonomia, per non parlare della solidità costruttiva maggiore.
Cosa non ci è piaciuto? Non tanto ma sicuramente il prezzo di vendita di 149 euro. Non è certamente un problema visto che, nel corso dei prossimi mesi e fra varie offerte e promozioni, il prezzo di listino calerà.