Le tensioni tra gli sviluppatori di app e le piattaforme che servono non sono mai state così intense, con le cause legali in corso che Epic Games ha con Apple e Google che fanno da apripista anche ad alcune investigazioni governative in materia di antitrust. Al fine di rilasciarne un po’, Google ha deciso di abbassare le commissioni sugli abbonamenti sottoscritti mediante il Play Store.
Storicamente Apple è stata la prima a rispondere abbassando i tassi di commissione dell’App Store per le piccole imprese e per gli abbonamenti mantenuti nell’arco di un anno. Ora, in vista dell’Android Developers Conference di quest’anno, Google ha deciso di spostare la linea di demarcazione annunciando due nuovi sconti sulle commissioni.
Il più notevole è sugli abbonamenti. Attualmente, gli sviluppatori sono soggetti a una commissione del 30% per i pagamenti sui nuovi abbonamenti sottoscritti mediante il Play Store, mentre gli abbonamenti mantenuti per 12 mesi o più dovrebbero affrontare una quota inferiore del 15%. A partire dal 1 gennaio, le commissioni per tutti gli abbonamenti scendono al 15%, indipendentemente dalla durata.
Questo significherà prezzi di abbonamento più bassi per i consumatori fin dall’inizio? Probabilmente no, con le maggiori entrate che andranno nelle casse degli sviluppatori.
C’è da dire che anche eliminare il prerequisito della durata non aiuterà questo tipo di app con il fatturato ma almeno gli sviluppatori ottengono un ulteriore taglio del 15% che non aveva in precedenza per i pochi mesi in cui un abbonato utilizza un servizio. Potrebbe anche consentire agli sviluppatori che non offrono abbonamenti di iniziare a farlo.
Partnering with @Bumble, @Smule, @Calm & other devs helps us evolve the app store model and keep Google Play competitive.
Today’s subscriptions and program announcements mean 99% of devs, regardless of size, qualify for a service fee of 15% or less.
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L’altra mossa si applica al meno noto Play Media Experience Program a cui gli sviluppatori di streaming media a pagamento e app di ebook possono aderire per integrare esperienze migliori e opportunità di promozione incrociata che mirano ad aumentare gli acquisti per nuovi contenuti e allungare le sessioni di ascolto. La commissione, attualmente pari al 15% dei guadagni applicabili per la maggior parte dei partecipanti, scenderà a “fino al 10%” per i fornitori di ebook e musica on demand a partire da oggi.
Google sta essenzialmente cedendo terreno nel settore della musica e dell’editoria, dove i diritti delle parti interessate sono stati a lungo una questione controversa. Ciò che resta da vedere è se aziende come Spotify o Audible di Amazon si convinceranno a reintegrare i sistemi di abbonamento in app o meno. Spotify, in particolare, ha cercato di evitare le commissioni instradando i pagamenti al di fuori delle sue app.