Nonostante la condivisione dei dati via Bluetooth sia ottima e universale indipendentemente dalle piattaforme hardware e software, sono sempre di più le aziende che sviluppano protocolli proprietari di condivisione che traggono beneficio sia del Bluetooth che del WiFi Direct al fine di aumentare la larghezza di banda e permettere quindi di trasferire una maggiore quantità di dati. Apple ha ormai da anni sviluppato il suo AirDrop, mentre Google ha in rampa di lancio il nuovo Nearby Sharing.
La funzione, nata anche dopo l’abbandono di Android Beam, è stata scoperta dall’analisi di un file APK dalla redazione di XDA, la quale è riuscita anche ad attivarla e a pubblicare un video che ne mostra il funzionamento.
Google Nearby Sharing sembra funzionare senza grossi problemi, scoprendo i dispositivi vicini e trasferendo un’immagine in pochi secondi. Come la controparte Apple, la condivisione nelle vicinanze sembra avere una serie di impostazioni sulla privacy, fra cui una “modalità nascosta” per limitare chi può inviare i propri file.
Finora, secondo quanto riferito, la funzionalità è stata impostata correttamente (con qualche aggiustamento) su Pixel 2 XL, Pixel 4 e OnePlus 7T Pro. Quest’ultimo è particolarmente interessante, perché significa che la condivisione nelle vicinanze potrebbe essere potenzialmente disponibile su tutti o comunque sulla maggior parte degli smartphone Android con accesso al Google Play e anche sui dispositivi Chrome OS.
Più difficile invece vedere Google Nearby Sharing sugli smartphone Xiaomi, Vivo e OPPO, ove sta per debuttare un protocollo di condivisione proprietario sviluppato dai tre, sui modelli Samsung dove sta per essere lanciata la funzione Quick Share e sugli smartphone Huawei dov’è presente la funzione Huawei Share.