Nonostante Android sia un sistema operativo basato sul kernel di Linux, ogni produttore di smartphone o chipmaker apporta qualche modifica che rende frammentario l’intero ecosistema. Alla Linux Plumbers Conference di quest’anno, gli ingegneri di Google hanno discusso degli sforzi dell’azienda per avvicinare Android il più possibile al kernel principale di Linux.
Ciò non solo ridurrebbe il sovraccarico tecnico per Google e altre società, poiché non dovrebbero più unire migliaia di modifiche in ogni nuova versione del kernel Linux (e Google non dovrebbe più supportare le versioni del kernel Linux per sei anni), ma potrebbe avvantaggiare anche il progetto Linux nel suo insieme. Ad esempio, il numero crescente di smartphone e computer Linux basati su ARM potrebbe migliorare le prestazioni e la durata della batteria.
La prima fase di questo processo consiste nel riunire quante più modifiche possibile di Android nel kernel principale di Linux. A partire da febbraio 2018, il kernel comune Android (a cui gli OEM apportano ulteriori modifiche) ha oltre 32.000 inserimenti e oltre 1.500 eliminazioni rispetto alla principale Linux 4.14.0. Questo è un miglioramento rispetto a pochi anni fa, quando Android ha aggiunto oltre 60.000 righe di codice su Linux.
Il kernel di Android riceve ancora modifiche dai produttori di chip (come Qualcomm e MediaTek) e dagli OEM (come Samsung e LG). Google ha migliorato questo processo nel 2017 con il Project Treble, che separa i driver specifici del dispositivo dal resto di Android. La società vuole però portare questa tecnologia a basarsi sul kernel principale di Linux, il che potrebbe accelerare ulteriormente gli aggiornamenti di Android.
In attesa di avere più informazioni su come Google vorrà portare a termine questa missione, vi ricordiamo che la stessa Google è al lavoro su un nuovo sistema operativo non basato affatto sul kernel Linux: stiamo parlando di Fuchsia OS.